Trasformare il pubblico in acqua, farlo divenire mare e rigenerarlo. Partiamo dal foyer: luogo d'attesa. Nell'aria una densa luce blu, suoni e rumori che creano
un'atmosfera "sottomarina", a terra sabbia... Scricchiolio delle scarpe sulla sabbia, profumo di mare. Termine dell'attesa, si entra nello spazio d'ascolto. Un'onda di luci e di suoni.
Rumore d'acqua. Si diventa acqua. Dinanzi al pubblico, lo spazio scenico: la riva; dinanzi allo spazio scenico, il pubblico: il mare.
Sulla riva di sabbia, dei grossi massi e un leggio,
che si staglia, solo, come fosse un punto di contatto tra mare, terra e uomo.Le luci blu diminuiscono lentamente d'intensità, mentre l'ampiezza dei suoni aumenta. Inizia lo spettacolo.
Il suono di una chitarra accompagna in scena Edna. L'ombra di un chitarrista appare dietro di lei. Edna è bianca, coccolata dal mormorio del mare. Edna ci leggerà la propria trasformazione
nel mare, immersa in luci e musiche, mentre il mare ascolta silenzioso.
Edna se ne va, lasciando il posto alla madre che ci porta, come bambini, nella dimensione onirica del ricordo. Attraverso le parole di questo nuovo personaggio riassaporeremo il gusto
infantile di scoprire con stupore che "il cielo non può cadere"... intanto un uomo, scarpe in mano e pantaloni arrotolati fin sopra le caviglie, si siede sulla sabbia. È solo, sembra così
assorto nei propri pensieri...
Ora abbiamo quell'uomo dinanzi al leggio. Dietro di lui l'ombra di un pianista si riflette su di un altro telo. Insieme all'uomo entreremo nel mare e ci
trasformeremo con lui attraverso il suo viaggio fatto di parole, musica, luci e atmosfere...
Di M. Crespi, musiche N. Mosca
con Paolo Olgiati, Angela Rossi e Ivana Comoli