Cosa: Lo spettacolo
In piedi sull'argine del fiume, a pochi passi da quella che definisce una scelta di libertà suprema, Virginia Woolf incontra, in una giostra di immagini e pensieri, tutti i personaggi della sua esistenza. A cominciare da se stessa, in cui riconosce una donna, sì, ma un milione di altre cose ancora, in un caleidoscopio di forme, voci, colori e sensazioni.
La dolcezza del ricordo della madre e la malinconia della sua assenza, la durezza e la saggezza del padre in un contrasto di repulsione e attrazione, la fuga dal fratellastro e dalle sue insistenti atrocità. Fino al marito, dolce e minaccioso angelo custode della sua follia. Attraverso una passerella di ricordi, il racconto di una pazzia che forse le fu cucita addosso proprio da coloro che più l'amarono.
E come una crisalide trancia la tela che la imprigiona, così Virginia faticosamente riemerge imparando, come una funambula, a camminare sul filo che separa la convenzione dall'eccentricità, la depressione dall'impeto creativo, la normalità dalla follia. Una follia così consapevole che, quando la memoria si fa allucinogeno incubo, la spinge ad arrendersi a quell'attrazione inesorabile che su di lei produce l'acqua e a compiere il passo che la conduce nel luogo in cui tutto non è che fantasma.
Perché: Il tema
A volte non è un muro spesso ciò che separa la follia dalla normalità, bensì un filo sottile. Virginia Woolf, figura arrivata fino a noi nella classica iconografia emaciata del "genio folle", attraverso la sua vita e le sue pagine, ci porta a guardare in faccia, non solo quel che viene considerato "sano di mente", che è più volte vera e propria pazzia, ma anche le radici lontane di ciò che viene, spesso con troppa leggerezza, etichettato come "diverso".
Virginia fu una donna esuberante, ironica e, per il suo tempo, ribelle. E come frequentemente accade il desiderio di ribellione, l'estrema sensibilità, la straordinaria poliedricità che la caratterizzarono, furono al tempo stesso, dono per le sue creazioni artistiche, per la sua poesia, per le sue battaglie sociali, e condanna. Condanna a subire fin da bambina soprusi, a patire oltraggi, a soffrire le tirannie che, proprio tra le mura domestiche, videro prendere forma, negli sguardi e nelle parole altrui, quella follia con cui Virginia dovette dolorosamente imparare a convivere.
Come lei stessa affermò fiera "tutti mi prendono per matta... Adesso finalmente posso dire quello che davvero penso". Fu dunque con la lucida consapevolezza della propria follia, che combatté fino al giorno in cui scelse di togliersi la vita. Liberamente e consapevolmente.
Come: Note di regia
Come, in teatro, dare forma al pensiero? Virginia Woolf è riuscita, scrivendo, a entrare e ad accompagnarci in quel turbinìo inarrestabile della mente. Una materia impalpabile e sottile, che ho cercato di forgiare facendola diventare carne. Carne d'attore.
Il pensiero è quello di Virginia Woolf un istante prima di realizzare quello che per lei era un atto di libertà suprema: il suicidio. Si dice che in quell'attimo tutta la vita scorra davanti agli occhi.
E questo è il viaggio in cui conduciamo lo spettatore. Un viaggio in quell'istante che si dilata e nel quale i ricordi assumono consistenza nelle immagini e forma nelle luci, si concretizzano nei suoni, ma soprattutto prendono corpo nei corpi delle attrici.
Attrici al cui sentire e alla cui creatività mi sono affidato, al punto che la mia regia si è tradotta in un lavoro di supervisione e concertazione di ciò che nasceva in scena dall'improvvisazione.
Ho sempre creduto che la creazione artistica, soprattutto in teatro, non nasca da una singola intelligenza, ma sia l'unione armoniosa dell'incontro di diverse sensibilità.
Paolo Olgiati
Chi: I crediti
Spettacolo Teatrale
NOTTE E GIORNO - La normale follia di Virginia Woolf
Atto unico di Chiara Signorini
Regia: Paolo Olgiati
Con: Angela Rossi, Chiara Signorini, Letizia Giangualano
Assistente alla regia: Alessandro Davoli
Disegno luci: Matteo Crespi
Musiche e suoni: Stefano Delle Monache
Video e riprese: Valeria Spera
Foto di scena e grafica: Alessio Occhiodoro
Produzione: SpazioGedeone
Anno di produzione: 2013
Testo Programma di Sala
Era bella, più bella ora di quanto avessi mai pensato. Ma non potevo parlarle. Non potevo interromperla. Volevo parlarle con urgenza. Ma decisi di no. Non l'avrei interrotta.
Era così lontana da me nella sua bellezza, nella sua tristezza. La lasciai stare, e passai oltre senza una parola, anche se mi addolorava il fatto che sembrasse così distante, e io non potessi raggiungerla, non potessi far nulla per aiutarla. Lei sapeva di non pesare nulla. Per questo si è ficcata in tasca due pietre pesanti. In quegli ultimi mesi era già diventata un'anima, il corpo era leggero come una piuma. Le grandi ali del silenzio sbattono ormai per tutta la casa.